Ad occhio non si può identificare

Si, perché osservare una gemma per riconoscerla con certezza non è sufficiente e sopratutto non mette al riparo da errori clamorosi.

In effetti il processo di identificazione è complesso, pur tuttavia partendo dall’osservazione attenta della gemma, per coglierne i dettagli e la qualità della superficie, del grado di trasparenza, eventuali fenomeni come l’asterismo, l’intensità del colore e molto altro. Il tutto con l’ausilio di una illuminazione adeguata

Tenendo la gemma tra le mani e “sentendola” si possono saggiare altre caratteristiche come la sensazione di caldo o di freddo che da al tatto, la sua consistenza e in un certo senso il suo peso. Tutte indicazioni che al livello intuitivo possono essere utili ad indirizzare l’indagine verso una definizione della natura della gemma

Tutto questo, non basta!

Infatti, una volta raccolte tutte le informazioni visive e tattili, è utilissimo servirsi di alcuni strumenti per iniziare ad indagare le proprietà ottiche del materiale.

Il dicroscopio, per esempio, ci aiuta a distinguere tra materiali monorifrangenti o birifrangenti nel caso in cui essi siano trasparenti. Per gemme opache non è possibile utilizzarlo. Cos’è il dicroscopio? Si tratta di un piccolo oculare terminante con un cristallo di calcite, che permette di osservare la presenza o meno dello sdoppiamento del colore di una gemma, nelle tinte ddi cui è composto, a seconda dell’orientamento sotto cui essa viene osservata, in luce trasmessa.

Il polariscopio è l’ altro strumento utilissimo a definire il carattere ottico di una gemma; esso è di ausilio al dicroscopio e permette di confermare le osservazioni precedenti e di interpretare la natura del o degli assi ottici della gemma. Tramite il polariscopio è possibile individuare, anche, comportamenti ottici anomali, tipici dei vetri

Tutto questo ancora non è sufficiente a dare un responso, però aiuta a restringere molto il campo.

Per arrivare ad una definizione della natura della gemma, bisogna raccogliere altri dati: uno su tutti la lettura dell’indice di rifrazione. E qui ci viene in aiuto uno degli strumenti più utili in campo gemmologico: il rifrattometro

L’indice di rifrazione e la sua importanza

l’indice di rifrazione, è una grandezza adimensionale che misura di quanto diminuisce la velocità di propagazione di un raggio di luce all’interno di un materiale. Questa diminuzione, sia accompagna con il fenomeno della rifrazione della luce stessa.

Ogni materiale ha un suo indice di rifrazione specifico, proprio per questo motivo si tratta del parametro decisivo per stabilire di che tipo di gemma sia, quella osservata.

Nonostante questa grandissima importanza, la lettura dell’indice di rifrazione non aiuta a stabilire se una gemma sia di origine naturale o sintetica e nel primo caso se e che ti di trattamenti abbia subito

Se arrivati a questo punto del processo di identificazione, i dati raccolti non sono ancora sufficienti, ci sono una serie di altri test come l’osservazione con lo spettroscopio o la pesata in bilancia idrostatica.

Tuttavia non si può prescindere dall’osservazione della gemma al microscopio, questo perché il cliente vorrà sapere se la sua pietra è naturale o meno

Microscopio con pozzetto a campo scuro, un grande alleato!

Osservare una gemma con il microscopio, ci rivela tantissimo sulla sua origine: naturale o sintetica e ci mostra se e in che misura abbia subito dei trattamenti diversi dalle semplici operazioni di taglio.

Un occhio esperto, può usare la visione al microscopio per individuare quelle inclusioni che potrebbero rivelare il luogo di estrazione di una gemma naturale, oppure quantificare la qualità di un taglio. 

A questo punto, il gemmologo saprà dirvi tutto (o quasi) sulla vostra gemma e se avrà dei dubbi, saprà consigliarvi il laboratorio internazionale, dotato delle migliori attrezzature, presso cui rivolgervi per ricevere una scheda identificatica certa e precisa